venerdì 10 febbraio 2012

Lettera aperta.


Questa non è una poesia

ma un tentativo di mettere nero su bianco quello che ultimamente mi passa per la testa.

La spinta mi è stata data da un’amica che oggi su facebook ha pubblicato una sua foto con in mano il suo passaporto italiano che la consacra tale.

Italiana.

Io sono mesi che italiano non vorrei esserlo ed in verità, come un buon leghista, mi sono sempre detto napoletano.

Ho smesso di guardare tg, leggere giornali (anche quelli di moda) e cambio discorso quando mi si parla di CRISI.

Mi sembra ,oggi, un modo per giustificare un malcostume secolare, un andazzo che prima faceva il fantasma e oggi si è palesato fisicamente.

Mi trovo costretto a prendere in considerazione il fatto di andar via da questo paese.

Inizio a dirlo in giro e per come sono fatto, quando dico lo faccio perché in primis sto convincendo me stesso.

Ho sempre amato l’Italia, non perché ci sono nato ma perché si!

Per la gente, il clima, l’immensa varietà del cibo, la storia, l’arte, gli imprevisti, le diversità, la bellezza degli uomini e delle donne.

Oggi non ritrovo più nulla e tutto quello che amavo per uno della mia età e con la mia professione diventa un enorme ostacolo.

Essere dei creativi non ci è più concesso, tutto quello che amavo è il lato banale e scontato di questo paese che all’estero fa star e in Italia fa provinciale.

Quindi chi è come me e cerca di vivere in Italia o deve passare per banale e scontato o deve andarsene all’estero e godere della gloria che la propria patria gli ha regalato solo per esserci nato.

Alla luce di quello che ho vissuto in questi mesi quello che prima mi sembrava una sconfitta oggi mi sembra una grande opportunità e mi viene da dire a questa cara Italia che non risponde alle mail, che ti sorride e si complimenta e poi magari fa a pezzi il tuo biglietto da visita, che ti regala speranze che cadono davanti ad un preventivo più basso del tuo senza valutare le capacità degli individui, che per pagarti fa passare 60, 90 giorni, che non ti riconosce come lavoratore se non sei assunto ma ti chiama per nome quando gli devi pagare le tasse e sa il tuo numero di telefono e anche l’indirizzo… io dico a questa carissima Italia che se vado via non ritornerò vincitore in patria per farmi lodare ma la saluterò da lontano ricordandola come il posto più piccolo della terra.

Avere 32 anni in Italia significa guardare i tuoi amici più grandi e invidiarli perché negli anni in cui tu studiavi loro vivevano “gli anni d’oro” ed oggi riescono a godere di quello che hanno costruito in passato.

Detto ciò,

so che molti si riconosceranno in quello che ho scritto (augurandomi che sia comprensibile).

Miei cari la via più difficile oggi è quella più facile da prendere!

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